Come Gestire Una Bassa Autostima

Pubblicato per la prima volta sul sito web britannico cristiano Evangelicals Now.

 

Secondo studi recenti [1] fino al 85% della popolazione soffre di bassa autostima: una percentuale preoccupante. E non si tratta solo di un problema esterno alla chiesa, ma anche interno ad essa, che porta spesso a porsi la domanda:

Come possiamo aiutare i cristiani con una bassa autostima?

Prendiamo in considerazione l’esempio di Jenny, una giovane professionista che soffre per la sua scarsa stima di sé. Ammette questo problema con la sua cellula e qualcuno le risponde con dolcezza che Dio la ama e che si prende cura di lei. Lei pensa, sì, tutto questo è molto bello, però non sembra comprendere davvero il problema. Così si rivolge ad un’altra sua amica, che le risponde dandole dell’egoista e consigliandole di guardare a Cristo invece che a sé stessa. Lei da una chance anche a questo approccio, ma il suo problema persiste.

Si sta scontrando con la confusione generale in ambito evangelico riguardo a cosa pensare della stima di sé. Alcuni pensano che dovremmo amarci di più, seguendo il secondo comandamento “ama il prossimo tuo come te stesso”, di cui si enfatizza l’idea dell’amare te stesso. Ma questo approccio prende seriamente in considerazione il peccato?

Altri ritengono invece che la stima di sé sia sbagliata a priori e che sia un concetto da evitare; potremmo citare in tal senso Calvino: “Quella persona ha tratto un buon profitto dalla conoscenza di sé stesso quando si è scontrato ed è rimasto atterrito dal comprendere la sua abiezione, povertà, nudità e disgrazia. Poiché non c’è pericolo che una persona si abbatta troppo.”[2] E Jay Adams lo segue in questa direzione.[3] È facile vedere il nostro problema come l’essere in sostanza troppo concentrati su noi stessi e il dover volgere l’attenzione a Cristo.

E sembra difficile opporsi a una visione simile. Dopotutto, il sé è essenzialmente il problema, e chi può comunque sostenere di aver passato troppo tempo con Cristo?

In ogni caso, questo punto di vista mi ricorda quelle persone che dicono che non si può mai leggere la Bibbia a sufficienza. In teoria sembra un ottimo consiglio, ma in pratica si può anche finire con il leggerla troppo. Se spendi tutta la tua giornata a leggere la Bibbia e non lavori (ossia non la metti in pratica), ci sarebbe qualcosa di sbagliato. Non corriamo il rischio di passare da un estremo all’altro?

Io credo proprio di sì e prima di suggerire una soluzione, vorrei porre un’altra questione.

Dovremmo amarci o odiarci?

A livello biblico, possiamo tranquillamente andare a Marco 8:34 e parlare dell’importanza di negare sé stessi e a Luca 14:26 riguardo l’odiare perfino la propria vita; la risposta ci sembrerebbe chiarissima, no? Dovremmo sicuramente odiare noi stessi! Mmh…

Non sembra totalmente giusto, ma allo stesso tempo sappiamo che non dovremmo nemmeno insegnare ad amare troppo noi stessi. Possiamo percepire che non stiamo raggiungendo tutta la verità. Ma cosa manca?

Penso che ci serva una visione più completa dell’umanità e sebbene Cristo aggiunga molto a questa problematica, voglio piuttosto concentrarmi su alcune verità bibliche fondamentali riguardo l’umanità a cui possiamo guardare in merito.

Secondo la Bibbia tutti gli esseri umani sono stati creati a immagine e somiglianza di Dio e dunque tutte le persone hanno valore in quanto riflettono l’immagine di Dio. Poi ci fu la caduta e tutto fu distrutto dal peccato. Eppure il peccato non ha distrutto completamente l’immagine di Dio nelle persone. Il genere umano continua a mostrare dignità e depravazione, eccellenza e malvagità, virtù e vizio.

Ogni essere umano riflette l’immagine di Dio in certi suoi aspetti ed ognuno è anche corrotto dal peccato. Quindi in ogni persona che incontriamo dovremmo essere capaci di vedere sia gli aspetti positivi dell’immagine di Dio, sia in quali modi il peccato ne ha rovinati altri. Per esempio, il Re Saulo era coraggioso, un grande leader di popoli e generoso coi suoi nemici: si potrebbe pensare dunque che fosse un grande Re. Eppure il suo enorme potenziale fu rovinato dal suo peccato, come raccontato nel Primo libro di Samuele, capitolo 13.

Come possiamo bilanciare gli aspetti positivi e negativi dell’autostima?

Per rispondere a questa domanda, lasciatemi prendere in prestito il seguente modello psicologico della personalità:

personalità = temperamento + carattere [4]

Sostiene che le nostre personalità sono composte da due parti diverse:

  • il temperamento – ossia, il nostro modo di essere fin  dalla nascita: estroversi, chiacchieroni, razionali, astratti, …
  • il carattere – ossia, come reagiamo alla vita e ci sviluppiamo, cosa facciamo col nostro essere chiacchieroni oppure con la nostra razionalità.

Per quanto riguarda il carattere, dobbiamo pentirci costantemente. Dobbiamo pentirci per il parlare troppo al momento sbagliato e per il non essere veloci ad ascoltare o per l’essere troppo razionali e non essere sensibili alle emozioni di qualcuno e così via. Invece i problemi legati al temperamento spesso non hanno bisogno di pentimento ma di accettazione. Sei molto estroverso, loda il Signore per questo. Sei razionale, ringrazia il Signore. Sono aspetti della Sua immagine in noi che dovrebbero essere generalmente (ma non sempre!) accettati per una visione sana di noi stessi. Ci servono quindi l’accettazione di noi stessi e del nostro temperamento/dell’immagine di Dio in noi e la negazione invece del nostro carattere/delle nostre reazioni peccaminose.

E punta dritto verso il nostro futuro

Un giorno, se crediamo in Cristo, andremo in paradiso ripuliti dal nostro peccato e liberi di essere chi siamo destinati ad essere, “la restaurazione della vita come l’abbiamo sempre desiderata”, come dice Keller.[5] Lì saremo perfetti, ma non identici. Non perdiamo la nostra personalità essendo assorbiti nel cosmo – queste sono le religioni orientali. No, noi troviamo noi stessi in Dio. C.S. Lewis vide come Cristo rinnova la personalità e commentò così: “Con quale monotonia sono stati simili i grandi tiranni e conquistatori e con quale gloria invece i santi sono diversi uno dall’altro.”[6] Oppure Francis Schaeffer scrive di come in contrasto alle altre visioni del mondo, “ogni luogo che trasformiamo in Cristianità troviamo che siamo portati faccia a faccia con lo stupore della personalità”.[7] Insomma, entrambi sapevano che essere un Cristiano non aveva a che fare col diventare tutti uguali, ma nell’essere uniti in Cristo pur essendo diversi. Uniti nella diversità.

Quindi poi sulla terra possiamo lavorare ciascuno col suo temperamento, possiamo operare con i corpi che ci sono stati dati, con i talenti naturali e spirituali che abbiamo o non abbiamo, con l’accettazione di noi stessi. E quando pecchiamo, quando ricadiamo nelle cattive abitudini o quando utilizziamo male i nostri corpi o siamo frustrati dai nostri limiti, allora possiamo pentirci e tornare a Cristo. Così, attraverso l’accettazione e la negazione contemporanea di noi stessi possiamo servire Gesù come siamo da sempre destinati a fare.

C’è un’altra domanda con cui voglio lasciarvi e vedere se state tenendo queste verità in equilibrio, ed è la seguente:

Ti piace la persona che Dio ti sta facendo diventare?

Un anno fa ho risposto di no, pensando che rispondere di sì sarebbe stato orgoglioso; ma se riconosciamo davvero di essere fatti a immagine di Dio e siamo parte dell’opera di Dio, è un peccato lamentarsi di come Lui ci sta plasmando ed è peccaminoso anche respingere il Suo buon lavoro in voi e in me stesso. Invece, dobbiamo arrivare a un giudizio sobrio di noi stessi come si legge in Romani 12:3, pentendoci regolarmente dei nostri peccati e anche accettando l’immagine di Dio in noi.

Bibliografia:

[1] Joe Rubino, The Self-Esteem Book,cf http://www.huffingtonpost.com.au/2016/08/01/four-in-five-australian-women-have-low-self-esteem_a_21443099/ for 80% of women having low body self-esteem.

[2] John Calvin, Institutes, 2.2.10.

[3] For example Adams, Christian Counselor’s Manual, 143-7 or Adams, The Biblical View of Self-Esteem, Self-Love and Self-Image (Eugene, Oregon: Harvest House Pubs, 1986), 82-4. For a more modern author, defending a similar view see Lou Priolo, Note #6—Does God Want To Build Up Man’s Self-Esteem? The Journal of Modern Ministry 3, no. 1 (2006).

[4] David Keirsey, http://www.keirsey.com/temperament_vs_character.aspx, Accessed 17/11/17.

[5] Tim Keller, The Reason for God, 32

[6] C.S. Lewis, Mere Christianity, 190.

[7] Francis A. Schaeffer, The Complete Works of Francis A. Schaeffer: A Christian Worldview (vol. 1; Westchester, IL: Crossway Books, 1982), 169.